La sindrome dell’impostore è una condizione psicologica nella quale si è incapaci di riconoscere e interiorizzare i propri successi, tanto che si vive nel timore di essere in qualche modo fasulli. Degli impostori, appunto. Queste persone per potersi sentire effettivamente capaci e sicure non ammettono alcuna crepa sulla propria immagine di se’ e sentono di dover essere perfette. Ma dato che perfetti è impossibile esserlo, ogni risultato ottenuto viene visto come la conferma di non essere effettivamente all’altezza, solo perché si discosta dalla perfezione. Ci si sente, quindi, sempre mai abbastanza.

Le origini della faccenda sono antiche e le ritroviamo nelle prime relazioni di cura. Ne abbiamo parlato nelle stories sul tema e potete andare a ripescarle sul profilo (non dimenticate di seguirmi su @giulianamaggiopsicologa!).

Chi ha la sindrome dell’impostore tende a ragionare per estremi: tutto/nulla, bianco/nero. Se non sono perfetto, allora sono incapace. No! Possiamo imparare a riconoscerci nelle sfumature del grigio. Possiamo imparare a riconoscere il nostro contributo nei traguardi raggiunti e possiamo lavorare sulle radici del nostro dover essere sempre perfetti. Uno sguardo al passato ci aiuta a comprendere dove questi meccanismi sono nati e perchè oggi continuiamo a mantenerli.

A cosa ci servono? Per chi c’è bisogno di essere perfetti? Che cosa significa per noi effettivamente esserlo? E qual è il costo?